Perchè siamo oggi qui lo dobbiamo a Vittorio Andalò e sua moglie Letizia e al loro grande cuore.
Correva
l’anno 1997.
Per
puro caso Letizia ed io fummo informati di un’ intervista rilasciata da un fraticello di una parrocchia
bolognese che trattava un fenomeno abbastanza curioso legato alla tragedia di
Chernobyl.
Tutti
noi eravamo consapevoli che l’esplosione del reattore ucraino del 1986 non era stato un
fenomeno geograficamente circoscritto bensì un fatto che avrebbe pesantemente
influito su tutti gli stati europei negli anni a venire . L’onda
radioattiva si era sviluppata verso Nord
attraversando la Bielorussia fino a raggiungere gli Stati Scandinavi per poi
girare verso sud coinvolgendo la Germania, la Francia e l’Italia.
Pochissimi
sapevano che si stava sviluppando in Italia un fenomeno che sarebbe durato fino
ai giorni nostri sviluppandosi con andamento esponenziale.
Parliamo
dell’ospitalità che tantissime famiglie erano disponibili ad offrire a bambini
e bambine provenienti dalla Bielorussia sia da famiglie normali sia da Istituti
(leggi orfanatrofi) che accoglievano i minori abbandonati.
Imparammo
che esisteva nella nostra città un’associazione di circa 30 famiglie che faceva
capo ad una organizzazione sviluppata su tutto il territorio nazionale
conosciuta con il nome di “Fondazione Aiutiamoli a Vivere”.
Letizia
è una donna straordinaria che in queste situazioni si butta a corpo morto con
entusiasmo e grande generosità. Da parte mia cerco sempre di ricondurla con i
cosiddetti piedi per terra ma con risultati quasi sempre deludenti.
Andammo
a parlare con la Presidente dell’associazione, aderimmo seduta stante e ci fu
assegnata Alona Braichuk una bambina di poco più di 6 anni (l’età minima per venire presso una famiglia
ospitante) che quando arrivò all’aeroporto di
Forlì sembrava un pulcino spaurito.
Alona
viveva con la sua famiglia a Mosir, a 70 chilometri da Chernobyl. I suoi genitori sono stati da noi aiutati nel
tempo e hanno sempre manifestato grande e sincera gratitudine per quanto
facevamo per la famiglia e per la loro figlia.
La
grande difficoltà nella comunicazione durò pochi giorni poiché le popolazioni
slave imparano le lingue nei tempi brevissimi. CI fu qualche problema con l’alimentazione
ma anche i bambini bielorussi sanno apprezzare rapidamente gli spaghetti e i
piatti tipici della cucina italiana. Alona si adattò immediatamente al nostro
stile di vita e fin dal primo anno venne con noi al mare della Sardegna che, ci
dicevano, era un toccasana per i minori che potevano avere qualche problema con
la radioattività.
Abbiamo
proseguito nell’ospitalità per circa tre anni. Imparammo poi che era politica
della “Fondazione Aiutiamoli a Vivere”
che le famiglie non potevano ospitare un minore per un periodo superiore ai tre
anni per cui avremmo dovuto abbandonare Alona ed ospitare da capo un altro
bambino.
Questa
posizione ci disturbò molto anche perché ci eravamo affezionati alla bambina
come d’altronde capitava a tutte le famiglie ospitanti.
La
soluzione era abbandonare la Fondazione, cercare una nuova Associazione che non
ponesse limiti alla durata dell’ospitalità o fondare una nostra Associazione
con famiglie nuove o provenienti dalla Fondazione ma con aspirazioni diverse.
La
ricerca fu breve.
L’Associazione di Volontariato PUER di Roma offriva le
condizioni che tutti noi ricercavamo.
Nella
taverna di casa nostra, era il mese di novembre, radunammo circa 10 famiglie e
costituimmo una nuova Associazione, affiliata a Puer.
Come
chiamarla?
In quel momento, chissà da dove, attraversò il tavolo una coccinella
che come noto è un insetto che porta fortuna.
Il nome fu immediato e
all’unanimità:
ASSOCIAZIONE DI
VOLONTARIATO PUER
GRUPPO BOLOGNA
COCCINELLA
Siamo
partiti in 10 famiglie ma con il passare degli anni siamo arrivati a quasi 50
associati.
Grazie
a mia moglie Letizia ed il suo spirito vulcanico vennero organizzate subito dopo l’arrivo dei
bambini un insieme di visite mediche che
dovevano accertare lo stato di salute dei minori. Furono tutti sottoposti a
visita specialistica pediatrica, radiografie alla tiroide e quant’altro
necessario per essere certi che in caso
di interventi sanitari si potesse percorrere la procedura richiesta
dall’autorità bielorussa la quale
peraltro escludeva categoricamente analisi invasive sui bambini.
Furono
organizzati incontri con psicologi per essere certi che il comportamento delle famiglie italiane non
fosse contrario allo spirito esclusivamente volto all’ospitalità.
Mentre
Letizia si adoperò a rafforzare lo spirito associativo, garantire ai minori la
massima assistenza e procurare loro la possibilità di integrarsi con i bambini
italiani tramite la partecipazione ai campi estivi, io svolsi il compito di Presidente dell’Associazione
Coccinella. Mi assicuravo che i flussi finanziari fossero adeguati al nostro
operare, presentavo i programmi relativi all’accoglienza sia estiva che
invernale ( a volte anche primaverile), mi assicuravo che la politica e le procedure della nostra casa-madre
fossero rispettate per scongiurare la possibilità che le autorità bielorusse
intervenissero pesantemente per
vanificare i nostri sforzi organizzativi.
Purtroppo
tutti noi ricordiamo con tristezza l’episodio di quella famiglia genovese che
rifiutandosi di rimandare la bambina ospitata al termine del periodo previsto
ha costretto la PUER, e quindi tutte le famiglie italiane aderenti, a
rinunciare ad un programma di
accoglienza per un anno prima che venisse accertata la nostra assoluta estraneità
all’episodio.
Fui
chiamato dall’allora Presidente Antonio Corvino a ricoprire incarichi di
responsabilità all’interno dell’Associazione PUER a Roma.
Nei
molti anni di gestione Letizia ed io abbiamo condotto l’associazione Coccinella
verso obiettivi quanto mai ambiziosi. L’adesione alla nostra Associazione è
stata continua.
Ovviamente
molte famiglie hanno abbandonato nel tempo il programma di ospitalità per
svariati motivi, in primis poiché molti bambini sono diventati adulti.
Nonostante questo molte altre famiglie aderivano per cui il turn over ha sempre
avuto nel tempo un saldo positivo.
In
questo periodo tante famiglie dell’Associazione Coccinella hanno intrapreso un
percorso adottivo del minore che per anni avevano ospitato. Alcune hanno
concluso positivamente l’iter adottivo, altre hanno abbandonato la loro aspirazione
soprattutto per le tante difficoltà burocratiche e per i tempi eccessivamente
lunghi.
Nell’anno
2002 la bambina Krystsina Alimbayeva, che per due anni avevamo ospitato, era nel
frattempo diventata Cristina Andalo’.
Nel
2006 la nostra parentesi bolognese è cessata in quanto la nostra attività
professionale si era esaurita e siamo tornati a Roma, città natale di Letizia.
Il giorno 7 giugno 2006, nel corso di un incontro
con gli associati, ci è stata consegnata una targa con la quale l’Associazione Coccinella ci
ringraziava per l’attività da noi svolta in tanti anni.
Fu una cerimonia molto toccante e commovente per tutti i presenti.
Fu una cerimonia molto toccante e commovente per tutti i presenti.
“Grazie
Vittorio. Grazie Letizia. Grazie dalle famiglie, dai bambini bielorussi. Grazie
per la vostra onestà e competenza. Ci mancherete molto”
Ho
voluto riassumere in due righe il testo inciso sulla targa che teniamo a casa
in grande evidenza a testimonianza di un’esperienza di grandissimo valore
umano.
Con
stima ed affetto, Vittorio Andalò
Grazie di aver dato vita a questa splendida realtà.
RispondiElimina