lunedì 4 dicembre 2017

I racconti di Coccinella: la nascita

Credendo fortemente nella comunicazione e nel valore delle esperienze e delle persone, iniziamo con oggi la pubblicazione di una serie di storie della nostra Associazione.

Perchè siamo oggi qui lo dobbiamo a Vittorio Andalò e sua moglie Letizia e al loro grande cuore.

Correva l’anno 1997.

Per puro caso Letizia ed io fummo informati di un’ intervista  rilasciata da un fraticello di una parrocchia bolognese che trattava un fenomeno abbastanza curioso legato alla tragedia di Chernobyl.
Tutti noi eravamo consapevoli che l’esplosione del reattore ucraino del 1986 non era stato un fenomeno geograficamente circoscritto bensì un fatto che avrebbe pesantemente influito su tutti gli stati europei negli anni a venire . L’onda radioattiva  si era sviluppata verso Nord attraversando la Bielorussia fino a raggiungere gli Stati Scandinavi per poi girare verso sud coinvolgendo la Germania, la Francia e l’Italia.
Pochissimi sapevano che si stava sviluppando in Italia un fenomeno che sarebbe durato fino ai giorni nostri sviluppandosi con andamento esponenziale. 
Parliamo dell’ospitalità che tantissime famiglie erano disponibili ad offrire a bambini e bambine provenienti dalla Bielorussia sia da famiglie normali sia da Istituti (leggi orfanatrofi) che accoglievano i minori abbandonati.
Imparammo che esisteva nella nostra città un’associazione di circa 30 famiglie che faceva capo ad una organizzazione sviluppata su tutto il territorio nazionale conosciuta con il nome di “Fondazione Aiutiamoli a Vivere”.
Letizia è una donna straordinaria che in queste situazioni si butta a corpo morto con entusiasmo e grande generosità. Da parte mia cerco sempre di ricondurla con i cosiddetti piedi per terra ma con risultati quasi sempre deludenti.
Andammo a parlare con la Presidente dell’associazione, aderimmo seduta stante e ci fu assegnata Alona Braichuk una bambina di poco più di 6 anni  (l’età minima per venire presso una famiglia ospitante) che quando arrivò all’aeroporto di  Forlì sembrava un pulcino spaurito.
Alona viveva con la sua famiglia a Mosir, a 70 chilometri da Chernobyl.  I suoi genitori sono stati da noi aiutati nel tempo e hanno sempre manifestato grande e sincera gratitudine per quanto facevamo per la famiglia e per la loro figlia.
La grande difficoltà nella comunicazione durò pochi giorni poiché le popolazioni slave imparano le lingue nei tempi brevissimi. CI fu qualche problema con l’alimentazione ma anche i bambini bielorussi sanno apprezzare rapidamente gli spaghetti e i piatti tipici della cucina italiana. Alona si adattò immediatamente al nostro stile di vita e fin dal primo anno venne con noi al mare della Sardegna che, ci dicevano, era un toccasana per i minori che potevano avere qualche problema con la radioattività.
Abbiamo proseguito nell’ospitalità per circa tre anni. Imparammo poi che era politica della “Fondazione  Aiutiamoli a Vivere” che le famiglie non potevano ospitare un minore per un periodo superiore ai tre anni per cui avremmo dovuto abbandonare Alona ed ospitare da capo un altro bambino.
Questa posizione ci disturbò molto anche perché ci eravamo affezionati alla bambina come d’altronde capitava a tutte le famiglie ospitanti.
La soluzione era abbandonare la Fondazione, cercare una nuova Associazione che non ponesse limiti alla durata dell’ospitalità o fondare una nostra Associazione con famiglie nuove o provenienti dalla Fondazione ma con aspirazioni diverse.
La ricerca fu breve. 
L’Associazione di Volontariato PUER di Roma offriva le condizioni che tutti noi ricercavamo.
Nella taverna di casa nostra, era il mese di novembre, radunammo circa 10 famiglie e costituimmo una nuova Associazione, affiliata a Puer.
Come chiamarla? 
In quel momento, chissà da dove, attraversò il tavolo una coccinella che come noto è un insetto che porta fortuna. 
Il nome fu immediato e all’unanimità:

ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO PUER
GRUPPO BOLOGNA COCCINELLA

Siamo partiti in 10 famiglie ma con il passare degli anni siamo arrivati a quasi 50 associati.

Grazie a mia moglie Letizia ed il suo spirito vulcanico vennero  organizzate subito dopo l’arrivo dei bambini  un insieme di visite mediche che dovevano accertare lo stato di salute dei minori. Furono tutti sottoposti a visita specialistica pediatrica, radiografie alla tiroide e quant’altro necessario per  essere certi che in caso di interventi sanitari si potesse percorrere la procedura richiesta dall’autorità bielorussa  la quale peraltro escludeva categoricamente analisi invasive sui bambini.
Furono organizzati incontri con psicologi per essere certi che il  comportamento delle famiglie italiane non fosse contrario allo spirito esclusivamente volto all’ospitalità.
Mentre Letizia si adoperò a rafforzare lo spirito associativo, garantire ai minori la massima assistenza e procurare loro la possibilità di integrarsi con i bambini italiani tramite la partecipazione ai campi estivi,  io svolsi il compito di Presidente dell’Associazione Coccinella. Mi assicuravo che i flussi finanziari fossero adeguati al nostro operare, presentavo i programmi relativi all’accoglienza sia estiva che invernale ( a volte anche primaverile), mi assicuravo che la politica  e le procedure della nostra casa-madre fossero rispettate per scongiurare la possibilità che le autorità bielorusse intervenissero pesantemente  per vanificare i nostri sforzi organizzativi.

Purtroppo tutti noi ricordiamo con tristezza l’episodio di quella famiglia genovese che rifiutandosi di rimandare la bambina ospitata al termine del periodo previsto ha costretto la PUER, e quindi tutte le famiglie italiane aderenti, a rinunciare  ad un programma di accoglienza per un anno prima che venisse accertata la nostra assoluta estraneità all’episodio.

Fui chiamato dall’allora Presidente Antonio Corvino a ricoprire incarichi di responsabilità all’interno dell’Associazione PUER a Roma.
Nei molti anni di gestione Letizia ed io abbiamo condotto l’associazione Coccinella verso obiettivi quanto mai ambiziosi. L’adesione alla nostra Associazione è stata continua.
Ovviamente molte famiglie hanno abbandonato nel tempo il programma di ospitalità per svariati motivi, in primis poiché molti bambini sono diventati adulti.
Nonostante questo molte altre famiglie aderivano per cui il turn over ha sempre avuto nel tempo un saldo positivo.
In questo periodo tante famiglie dell’Associazione Coccinella hanno intrapreso un percorso adottivo del minore che per anni avevano ospitato. Alcune hanno concluso positivamente l’iter adottivo, altre hanno abbandonato la loro aspirazione soprattutto per le tante difficoltà burocratiche e per i tempi eccessivamente lunghi.
Nell’anno 2002 la bambina Krystsina Alimbayeva,  che per due anni avevamo ospitato, era nel frattempo diventata Cristina Andalo’.
Nel 2006 la nostra parentesi bolognese è cessata in quanto la nostra attività professionale si era esaurita e siamo tornati a Roma, città natale di Letizia.
 Il giorno 7 giugno 2006, nel corso di un incontro con gli associati, ci è stata consegnata una targa  con la quale l’Associazione Coccinella ci ringraziava per l’attività da noi svolta in tanti anni.
Fu una cerimonia molto toccante e commovente per tutti i presenti.
“Grazie Vittorio. Grazie Letizia. Grazie dalle famiglie, dai bambini bielorussi. Grazie per la vostra onestà e competenza. Ci mancherete molto”
Ho voluto riassumere in due righe il testo inciso sulla targa che teniamo a casa in grande evidenza a testimonianza di un’esperienza di grandissimo valore umano.


Con stima ed affetto, Vittorio Andalò

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